“I Vini di Indovino” Il sommelier recensisce, in anteprima, le bollicine irpine di Tenuta Sarno

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Vino Spumante di Qualità Pas Dosè, Tenuta Sarno 1860, 2015

Ci troviamo a Contrada Giardini di Candida (630m s.l.m.), nel quadrante sud-est dell’areale della DOCG Fiano di Avellino, a metà strada tra Lapio e Montefredane.
È qui che Maura Sarno ha compiuto la volontà del papà Domenico, noto e stimato Notaio dell’avellinese, nonchè appassionato di agricoltura.
Sulle orme della nonna, che produceva vini per uso proprio, Maura decide di accantonare la laurea in giurisprudenza e di dedicarsi completamente alla viticoltura in un momento in cui i vini dell’avellinese hanno iniziato la loro irrefrenabile ascesa.
È così che nel 2002 fa spiantare tutto e da il via allo “scasso” del suolo. Nel 2004 avviene finalmente l’impianto del vigneto. La scelta del vitigno da impiantare (Fiano) è stata quasi obbligatoria visto che Candida è tra i comuni il cui territorio amministrativo è riconosciuto all’interno del disciplinare di produzione: ma non’è stata l’unica motivazione!
Maura, supportata in todo da Vincenzo Mercurio, ha sempre avuto le idee ben chiare: lavorare in un unico sito, un’unica vigna per un’unica tipologia di uva, dando vita ad un prodotto unico che fosse autentica espressione del territorio (concetto cardine e molto caro soprattutto all’Enologo Stabiese). Nel 2009 arriva finalmente la prima vendemmia di Tenuta Sarno (commercializzata nel 2010), che da subito ha riscosso un grandissimo successo, tra gli appassionati e soprattutto tra i critici ed esperti di settore, ed è stato premiato come vino d’eccellenza per la Guida dell’Espresso.vl9_9427_Interna 1Si è partiti da 2ha di vigne e 4000 bottiglie prodotte per arrivare agli attuali 8ha ed una produzione annua di 20000bt nel 2015. Il successo ottenuto e l’escalation delle richieste hanno reso necessario l’acquisto di vigne contigue, sempre sullo stesso versante e con la stessa esposizione e suolo: solo uve di proprietà ed un identikit territoriale tracciato nel profilo organolettico del vino in maniera distintiva ed univoca. Come accennato in precedenza il consulente enologico è Vincenzo Mercurio che, con la dedizione e la metodologia che lo contraddistinguono, segue dagli inizi la Sig,ra Sarno curando nei minimi dettagli il lavoro in vigna ed in cantina.
Quest’oggi ho avto la fortuna di degustare un prodotto in anteprima, uno spumante che a breve uscirà sul mercato e non ancora presente sul listino aziendale.
È da 2 anni che Maura cullava l’idea di produrre uno spumante di qualità da uve fiano, proprio come veniva prodotto agli inizi del ‘900.
Dopo un’attento studio si è deciso di far prevalere ancora una volta la filosofia contraddistintiva di Tenuta Sarno: un vino che esprimesse sempre e comunque il territorio di Candida ed il fattore annata, ma che venisse incontro allo stesso tempo al gusto personale della produttrice che predilige i vini secchi e senza residuo zuccherino.
Così è nato lo spumante di qualità pas dosè 2015 prodotto col metodo Charmat/Martinotti.
Sono le stesse uve del Fiano di Avellino DOCG, allevate a spalliera con potatura a guyot ed una desità d’impianto di 5000 ceppi/ha, sul suolo dalla matrice argilloso-calcarea di Vigna Giardini. La vigna è in conversione biologica, condotta con lavorazioni esclusivamente manuali e rese che oscillano tra i 40 ed i 60 q.li/ha.
La vendemmia è avvenuta a metà Ottobre, periodo in cui si è ritenuto che l’incrocio delle curve della maturità tecnologica, fenolica ed aromatica avessero raggiunto il loro optimum.
Come sempre, per far prevalere il territorio di Candida, la fermentazione alcolica avviene in acciaio e viene innescata dai lieviti indigeni, con inoculo successivo di lieviti selezionati neutri nella misura necessaria a portare al compimento la trasormazione degli zuccheri residui.
Successivamente il vino è stato fatto rifermentare in autoclave dove è restato a contatto con le fecce per 9 mesi prima dell’imbottigliamento.
Nel calice si presenta con una brillante veste paglierina con un perlage fine, numeroso e peristente se rapportato alla tipologia.
Al naso emerge in primis una nota polposa di pera, accompagnata da toni floreali di zagara, richiami erbacei di tiglio ed accenni minerali e balsamici: il tutto su una piacevole ed accennata nota di fondo di burro fuso.
Il sorso è secco ed avvolge piacevolmente il palato, sorretto da una buona dose di freschezza e sapidità e caratterizzato da un notevole equilibrio. L’ingresso in bocca è intenso ed indugia a lungo richiamando per via retronasale le note fruttate, minerali e di pasticceria.
Andrebbe servito ad una temperatura di 5/6°C in un calice di media grandezza e dall’apertura leggermente più stretta.

crostacei che il sommelier abbina allo spumante irpino
crostacei che il sommelier abbina allo spumante irpino

Personalmente ne consiglierei l’abbinamento a dei canapè durante un aperitivo e comunque in pendànt con dei crostacei crudi, il tutto possibilmente in una meravigliosa terrazza sul mare qui in costiera.

Rubrica a cura di: Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia, Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina