Il fotografo Pasquale Attratto. La storia dello scatto in un’intervista.

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In via R. Pappalardo, 138 a San Gennarello, si apre la porta di uno studio che ha visto l’evoluzione del nostro paese. E scoprire l’occhio dell’obbiettività, o meglio dell’obbiettivo, ci aiuta a entrare nelle maglie più profonde della nostra storia, riassunta nell’attività di Pasquale Attratto.

Come ci si accorge di un buon fotografo?    Il fotografo dev’essere uno attento all’ambiente che lo circonda, scruta le situazioni, è pronto a cogliere l’attimo: perché “fotografia” è questo, spingersi oltre senza cadere nel parossismo, scegliere un’angolazione diversa da altri colleghi. Metti una macchina fotografica in mano a dieci persone diverse e per uno stesso oggetto nessuna foto verrà uguale, ognuno si affezionerà a una prospettiva diversa.Prime macchine fotografiche dello studio Attratto

Cosa ricorda degli inizi?      Ho iniziato nel 1959 all’età di 7 anni, andando in camera oscura con mio padre a sviluppare rullini, a 10 anni ho ripreso il primo matrimonio: mi ricordo che ero da solo con una zeisikon4. Diciamo che sono stato un lavoratore precoce.  Ho proseguito nell’apprendere l’ “arte”- perché allora la fotografia si considerava Arte- con la scuola di fotografia Casa Nova a Napoli.  Mio padre aveva lo studio in Via Umberto Primo a Ottaviano, ho lavorato lì fino al ‘77 poi mi sono trasferito qui a San Gennarello. Erano i tempi in cui si sviluppavano le foto nella camera oscura: le pellicole (negativo) al buio perché sensibili a tutti colori dello spettro, la carta fotografica a luce rossa (un po’ come si vede fare in alcune scene di film).

Che ricordo ha della Ottaviano di quegli anni, di quando ha iniziato?      Era un altro mondo, in cui c’era possibilità economica di fare le cose in grande:  ricordo una festa di San Michele in cui mi chiamarono per riprendere una imponente mascherata con costumi d’epoca e ci vollero circa 200 milioni di lire solo per la sfilata. Ora ci siamo impoveriti tutti,  si vedono continuamente negozi che chiudono, il tessuto economico sembra azzerato, siamo ritornati agli  anni ‘50.Antiche Macchine fotografiche, Studio Attratto

– Nell’era del digitale cosa cerca la gente nella fotografia rispetto a quarant’anni fa?         Ci sono varie tipi di persone: c’è chi vuole la fantascienza con gli effetti speciali, le sovrapposizioni, poche persone che cercano la vera fotografia, lo scatto pulito, che coglie semplicemente gli attimi.

Oggi serve ancora il Fotografo?       Ci sono momenti in cui non è sempre possibile avere un fotografo a portata mano, anche con uno smartphone si possono ottenere buoni risultati. Diciamo che c’è bisogno del fotografo in cerimonie di una certa importanza come matrimoni e comunioni: già i compleanni non li si tratta più. E’ una figura che ormai vive solo se si specializza, in settori come moda, still life, pubblicità… Oggi o sei un fotografo specializzato o tiri avanti con la botteguccia. Naturalmente la concorrenza è aumentata, anche non professionale, il che ha creato un crollo dei prezzi: scattando in digitale vedi subito il risultato, hai la possibilità di tornare indietro, rifare: all’epoca conoscevi l’esito della foto solo allo sviluppo, per cui o eri bravo o non andavi avanti, la pellicola testava il vero fotografo. Oggi si possono fare buone foto con strumenti di minor prezzo (con 6-7mila euro totali si comprano buon computer e buona macchina fotografica per registrare anche in 4k), prima servivano attrezzature importanti ai fini di una maggiore nitidezza, del tono di colore, gli obbiettivi (tra apparecchiature foto e video di buona qualità se ne andavano 200mil di lire); si scattava continuamente imparando dagli errori: non c’erano tanti aiuti dalla tecnologia, la messa a fuoco era manuale, si misurava a occhio, solo le macchine più sofisticate avevano il telemetro, ma decidere metri e diaframma era questione di esperienza, come gli accorgimenti per il flash in base alle condizioni di tempo.

– Lei è stato tra i primi nella zona a usare apparecchiature avanzate come per il montaggio video, ci spiega in che cosa consisteva l’avanguardia?                  Fino agli anni ‘60 si stampava solo in bianco e nero, quando è entrato in vigore il colore il laboratorio fotografico l’ho smantellato: il colore ha bisogno di un trattamento a livello più industriale, prodotto artigianalmente costava troppo. Del bianco e nero potevi seguire la lavorazione giorno per giorno con tempi tranquilli, ma per il colore c’è bisogno di competenze chimiche maggiori, di tenere i chimici sempre agitazione a temperatura costante, continuamente fare test alla macchina per controllare se vanno aggiunti prodotti etc. Per la stampa di prodotti dilettanteschi vanno bene certe macchine semplici, poi per finiture più importanti si manda a sviluppare in laboratorio. Per quanto riguarda il video, sono sempre rimasto affascinato dalla tecnologìa e ho investito capitali per l’innovazione: negli anni ‘70 si usava il super 8 poi son passato alla pellicola dal 16 al 35 mm, all’inizio degli anni ’80 ho comprato i primi registratori portatili, poi il vhs, il super vhs, la registrazione in betacam (il sistema broadcast che utilizzavano Rai e Fininvest con montaggio super vhs). Ma alla fine il cliente guardava più al lato economico e il risvolto di questi investimenti si è rivelato più una soddisfazione personale. Son stato tra i primi a utilizzare il digitale nel 2001 e nel giro di un anno ho convertito le macchine da analogico a digitale. Da lì la tecnologìa è un treno in corsa, ricordo che quando uscì la prima telecamera dissi al mio operatore:-“ Un giorno andremo a lavorare senza attrezzatura, guarderemo e registreremo.” E oggi si registra anche dagli occhiali: la realtà supera la fantasia.

Qual è la prospettiva di evoluzione di questo mestiere qui nelle nostre zone?         A livello professionale non credo ci siano grossi margini di futuro: con l’abbassamento dei costi della tecnologia e con facoltà di fare video e foto alla portata di tutti, chi è un po’ più intraprendente fa. Certo è un’attività che non andrà a morire, ma sarà ridimensionata moltissimo, come dicevo, sopravvivono i fotografi specializzati. Ma la differenza si riconosce ancora, non più dal mezzo ma dal talento del colpo d’occhio.

Per vedere foto dello Studio, visitare il sito: http://www.attratto.it/