Etna Bianco DOC, Calderara, Cottanera, 2014
Ci troviamo a Castigione di Sicilia, nella Contrada Iannazzo in provincia di Catania.
Qui lungo le pendici settentrionali dell’Etna, alla fine degli anni ’90, Guglielmo Cambria insieme al fratello Enzo decise di scommettere sulle grandi potenzialità di quelle terre nere dove erano piantati i noccioleti di famiglia. Fu così che si iniziarono ad impiantare vigne, partendo dalle varietà internazionali come il Merlot, il Syrah, il Cabernet Sauvignon ed il Viogner, affiancate dalla sperimentazione della Mondeuse in purezza (un vitigno tipico dell’alta Savoia).
All’azienda venne dato il nome dell’antico borgo rurale di Cottanera che delimita i vigneti lungo la riva del fiume Alcantara.
Successivamente sono state impiantate le varietà autoctone (Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, Inzolia, Carricante e Catarratto) e, con esse, il vigneto aziendale ha raggiunto l’attuale estensione di circa 65ha per una produzione totale che si attesta intorno alle 300.000 bottiglie.
Oggi, dopo la scomparsa di Guglielmo, Cottanera è guidata dal fratello Enzo e dai figli del suo fondatore: Mariangela, Francesco ed Emanuele.
Nulla però è cambiato nello spirito con cui ci si approccia al duro lavoro in vigna.
La terra è un bene inestimabile, perché è il principio di ogni cosa e di ciò che saremo: questo era il motto di Guglielmo, nonché insegnamento primo per i suoi figli che ne hanno fatto un principio cardine.
Sotto le direttive di Lorenzo Landi, consulente enologico, vengono seguite linee guida che coniugano allo stesso tempo tradizione ed innovazione nei processi di produzione e nel vigneto: l’uso e l’applicazione dei più moderni concetti ed apparecchiature vive in simbiosi con la manualità rispettosa di tutti gli interventi in vigna (vendemmia compresa) affidata, come da tradizione etnea, ad una squadra di sole donne.
Quest’oggi ho avuto la fortuna di degustare uno degli ultimi arrivati in casa Cottanera, l’Etna Bianco Calderara.
È un bianco di cui vengono prodotte circa 5600 bt, ottenuto dalla vinificazione di uve Carricante in purezza provenienti dalla Contrada Calderara a circa 750m s.l.m.
Le viti vengono allevate su suolo lavico a cordone speronato, con una densità d’impianto di 5700 ceppi/ha e rese di 50 q/ha.
La vinificazione avviene in acciaio con una macerazione pellicolare a freddo di 24 ore, successivamente il 40% della massa viene trasferito in tonneaux di rovere francese e la restante parte in vasche di cemento.
Qui i “vini base” fermentano e maturano per 12 mesi a contatto con le fecce fini. Successivamente, dopo illimpidimento statico a freddo, le due masse vengono assemblate ed imbottigliate.
Nel calice il vino si presenta con una doppia personalità, soprattutto al naso ed al gusto.
Ha una luminosa e consistente veste paglierina dai riflessi verdolini.
Al naso spiccano al contempo note verdeggianti e carnose, ma comunque di frutti non perfettamente maturi.
Si riconosono sentori che ricordano il tendral (melone verde invernale), accompagnato da note di fiori di agrumi, basilico e capperi, seguite na note gessose con lievi accenni balsamici. Ad esse si avvicendano delle note dalla connotazione decisamenta più calda, di frutta tropicale come l’ananas e fiori di ginestra.
In bocca il vino è sì avvolgente, ma fresco e salino, equilibrato e di grande armonia, dalla grandissima piacevolezza e sorbevolezza, con una lunga chiusura dai toni esotici ed erbacei.
Ho avuto modo di apprezzare l’Etna Bianco Calderara in un calice di media grandezza, intorno ai 12°C.
Personalmente lo abbinerei a del “Polpo arrosto con Peperoncini Verdi e Cacioricotta”.
Rubrica a cura di: Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia, Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina