Amate i luoghi raccolti e meditativi immersi nella natura, gli eremi silenziosi, le torri medioevali, i piccoli borghi fortificati, le mura megalitiche? E le pareti di roccia viva, i torrenti inquieti, i boschi sussurranti? Tutto questo, e molto altro, si trova sui Monti Trebulani.
Il possente blocco di monti dal profilo sinuoso, detti Trebulani (dalla città sannita di Trebula), o detti Colli Caprensi (dal monte Capraio), sono divisi dal blocco appenninico campano dalla Valle del Volturno. Anche la natura geologica di questi monti è diversa da quella degli Appennini: sono fatti da strati marnosi, argillosi e arenacei. Sono ricchi di una rigogliosa flora caratterizzata da betulle, castagni, faggi sulle cime più alte, mentre i boschi di latifoglie si alternano a quelli misti via via che si scende per i versanti abitati da una fauna di grande (cinghiale) e piccola taglia (riccio, tasso, donnola), passeracei in grande varietà (merlo, tordo, usignolo), ma anche rapaci diurni (falco, poiana, nibbio) e notturni (gufo reale, civetta, barbagianni).
Cosa dire delle vestigia umane? Un grappolo di piccoli centri interessantissimi si snoda lungo i versanti, alle pendici dei Monti o nelle valli, dove innumerevoli bellezze naturali si mescolano ad architetture piene e potenti, ma anche delicate e eteree create dagli esseri umani nelle varie epoche, in una tale commistione di stili da crearne uno nuovo e originale.
Gli eremi del Monte Maggiore, per esempio, ovvero i luoghi di culto in cui poter ritrovare quella spiritualità smarrita in città. È il caso di Pizzo San Salvatore, un santuario dell’anno mille, dove ha risieduto anche S. Tommaso d’Aquino. Proprio in questo luogo dell’anima si danno convegno i patiti dell’arrampicata delle pareti rocciose, che qui possono praticarla nel silenzio più religioso. Da qui si può raggiungere anche il Santuario della Madonna di Fradejanne, dal quale si può allargare lo sguardo su uno stupendo panorama di vette e valli montane.
Le Grotte di S. Michele a Camignano meritano sicuramente la scarpinata che bisogna fare per vederle, anche per poter bagnarsi con l’acqua di stillicidio che si raccoglie nelle vasche di pietra, santificata dalla spiritualità del luogo. Bellissimo anche il luogo in cui si possono ammirare i ruderi del monastero su Monte S. Croce e le rovine di Marzanello vecchia. Stupenda scenografia naturale, poi, per il teatro romano di Pietravairano, immerso nella natura aspra del posto, ovvero le pendici del Monte S. Nicola, mentre la parte apicale del paese è un torrione tronco-conico d’epoca angioina, cosa che unita alla conformazione dell’intero abitato, lo rende un paese- presepe naturale. Torri, palazzi e castelli anche a Riardo (castello longobardo dell’VIII secolo), mentre nel bel borgo medioevale di Baia e Latina si trovano non solo i Castelli di Baia e di Latina, il Baglio, il Palazzo Ducale e la Torre del Saggio o dell’Astrologo (che pare pronosticasse a Beatrice D’Aragona che sarebbe divenuta regina), ma anche il misterioso e maestoso ponte Oloferne, di cui oggi restano solo due opposti bastioni sul Volturno, di diciotto metri ognuno.
Il castello di Dragoni, sorto nel X secolo e di cui oggi restano solo rovine, avrebbe posseduto la più grande biblioteca del Meridione d’Italia. Di Pietramelara segnaliamo il borgo medioevale, il Palazzo Ducale e la Chiesa di S. Rocco, con una statua lignea del ‘700 e degli affreschi degni di nota. Bello il paesino di Formicola, immerso nel verde, nel quale si possono effettuare bei percorsi; al centro del paese il palazzo Carafa, con una torretta e un seggio, dalle cui finestre pare, si esponessero le teste dei giustiziati.
Alvignano, insieme a Dragoni, ricadrebbero nel territorio dell’antica Cubulteria Sannita, di cui parleremo più diffusamente la prossima volta, insieme alle città sannite di Trebula Balliensis (Pontelatone) e Caiatia (l’odierna Caiazzo). Oggi restano fra gli altri beni culturali, il bel castello aragonese, che, con le sue quattro torri angolari, è situato in una posizione davvero strategica, a controllo della media valle del Volturno. Ma non c’è solo il castello da vedere: la chiesa di santa Maria di Cubulteria è uno dei più bei monumenti di epoca longobarda esistenti (VIII/IX secolo). Il bosco di Selvapiana, poi, giunge fino al Volturno, mentre da quello di Selvaspinosa si gode un panorama stupendo. Da Alvignanello (frazione di Ruviano), invece, è possibile giungere per ammirare il laghetto sul Volturno.
Calvi Risorta ha anch’essa un bel castello aragonese, del IX secolo, con quattro torri cilindriche, una notevole cattedrale romanica, risalente al IX secolo, una chiesa dedicata a S. Casto, risalente al V secolo, tombe anacoretiche (di religiosi che abbandonavano la società), di cui le Grotte dei Santi e delle Formelle, sono ricche di affreschi.
Detto questo non abbiamo ancora detto nulla di questi luoghi, perché ancora ignoriamo la loro corposa storia: qui sorsero le sannite Trebula, Caiatia, Cubulteria, Austicola, città orgogliose e perdute. Così come Cales, la superba città degli Aurunci (conquistata dai romani), “urbs egregia” secondo Strabone e “civica magna” secondo Cicerone.
Insomma lettori, non è finita, c’è ancora tanto da conoscere anche in questo straordinario territorio trebulano!