Dal 24 al 30 aprile l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), di concerto con il suo Ufficio Regionale per l’Europa, ha indetto la Settimana Mondiale ed Europea delle Vaccinazioni. Questo evento annuale è considerato un crocevia indispensabile per fare il punto sullo stato dell’arte della pratica vaccinale e per definire nuovi obiettivi nella lotta alle malattie infettive. Il tema centrale per l’anno 2016 in Europa è l’eliminazione di morbillo e rosolia dal continente, un target ambizioso ma non impossibile da raggiungere, nonostante vi siano ancora 16 nazioni in cui entrambe le malattie sono endemiche e 4 in cui è endemica una sola delle due. L’Italia è uno dei campi di battaglia principali, in quanto rientra nel gruppo dei 16 e soffre un calo generalizzato delle vaccinazioni, specialmente della trivalente MPR
(morbillo-rosolia-pertosse), a partire dal 2012. Questo calo è uniforme in quasi tutte le regioni, ma è più preoccupante in quelle in cui la pratica vaccinale è già normalmente al di sotto della media nazionale. La Campania, ad esempio, è ben tre punti percentuali al di sotto della media, per quanto riguarda la copertura vaccinale per morbillo e rosolia, attestandosi solamente poco al di sopra dell’83%.
Il focus principale della Settimana delle Vaccinazioni è la lotta alla disinformazione in materia di vaccini, che costituisce la causa predominante del calo periodico delle vaccinazioni nei paesi sviluppati. Ecco 10 talking point con cui si può provare a rispondere alle domande più frequenti sul tema:
1. Cos’è un vaccino?
I vaccini costituiscono il più efficace strumento di prevenzione in ambito sanitario per molte malattie infettive. In realtà sono una famiglia eterogenea di molecole, poiché per ogni patogeno si predilige un metodo di preparazione diverso. In particolare, un vaccino può essere ottenuto da:
- virus o batteri interi vivi e attenuati oppure uccisi, come avviene per la MPR (3 virus vivi attenuati);
- da alcune parti del microrganismo, da sostanze da esso prodotte (come per il vaccino antidifterite) o da proteine sintetiche, ovvero ottenute in laboratorio;
- da polisaccaridi antigenici coniugati con proteine che ne aumentino gli effetti, come avviene per il vaccino contro il meningococco.
2. Come funziona?
Il principio fondamentale della vaccinazione risale al 1780, anno in cui il dottor Edward Jenner utilizzò il vaiolo bovino per vaccinare alcune popolazioni inglesi, negli anni in cui il virus variola causava più 3000 morti all’anno nella sola Londra. In pratica un vaccino, in qualsiasi delle tre formulazioni precedentemente descritte, stimola il sistema immunitario adattativo, simulando l’infezione dell’agente patogeno da cui deriva e inducendo una protezione immunitaria duratura nel tempo, che consente all’individuo di resistere ad eventuali infezioni successive. Alcuni vaccini, per mantenere il proprio effetto, hanno bisogno dei cosiddetti richiami.
3. Tutti possono vaccinarsi?
Alla maggior parte degli individui possono essere somministrati i vaccini, tuttavia esistono delle situazioni particolari in cui bisogna rimandare o non eseguire la vaccinazione. Rientrano nel primo gruppo le persone momentaneamente affette da febbre alta e le donne gravide. Invece, i soggetti immunocompromessi non possono ricevere la somministrazione di vaccini a base di patogeni vivi attenuati, mentre possono ricevere quella di vaccini uccisi o inattivati. In queste persone la vaccinazione potrebbe non portare gli effetti desiderati, ma in ogni caso, un vaccino a virus ucciso o inattivato non può creare danni in alcun modo.
4. Quali sono le vaccinazioni obbligatorie?
In Italia sono obbligatorie, ai sensi di legge, le vaccinazioni contro poliomielite, difterite, tetano ed epatite, ma altri 9 vaccini dei 13 totali offerti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sono fortemente raccomandati. Tra questi troviamo i vaccini contro la pertosse, il morbillo, la rosolia, l’influenza ed il papillomavirus. La maggioranza delle vaccinazioni è offerta gratuitamente dal SSN, a testimonianza dell’importanza enorme di questo strumento preventivo. Inoltre, tutti i vaccini proposti sono pienamente sicuri ed efficaci. Le vaccinazioni vengono effettuate da personale specializzato un apposito calendario vaccinale.
5. I vaccini sono sicuri?
Sì, perché prima di essere immessi sul mercato subiscono numerosissimi test, sotto la supervisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e dell’European Medicines Agency (EMA) che, oltre a valutarne l’efficacia, sono volti anche a escludere la possibilità di effetti collaterali dannosi. Tuttavia nessun vaccino è sicuro al 100%, così come non lo è alcun farmaco in generale e, probabilmente, nessuna azione umana. Questo perché è molto probabile che una sostanza somministrata a milioni di persone possa dare reazioni avverse in un piccolissimo numero di persone, ma, come si suole dire, il gioco vale ampiamente la candela.
6. Perché si sente parlare di correlazione tra trivalente MPR e autismo?
La correlazione tra vaccinazione trivalente morbillo-rosolia-pertosse ed autismo è una bufala acclarata da anni. Tutto è nato nel 1998, quando il dottor Andrew Wakefield, pubblicò uno studio su una delle riviste scientifiche più autorevoli in ambito medico, Lancet, in cui sosteneva di aver trovato un nesso tra la diagnosi di autismo in 12 bambini appena vaccinati con la MPR ed il vaccino stesso. Successivamente si scoprì che Wakefield aveva falsificato i dati per favorire un avvocato inglese, da cui aveva ricevuto un compenso illecito di mezzo milione di sterline, il quale stava portando avanti molte cause contro il sistema sanitario inglese per danni da vaccino in bambini autistici totalmente inesistenti. Come se ciò non bastasse, Wakefield aveva anche sviluppato tre vaccini separati contro morbillo, rosolia e pertosse, che avrebbero dovuto sostituire la vaccinazione trivalente, consentendogli ulteriori guadagni, in barba alle leggi sul conflitto di interessi. Nel 2004 fu pubblicata una partial retraction dell’articolo, in cui il dottore provò a rimangiarsi tutte le conclusioni a cui era arrivato, ma nel 2010 il lavoro fraudolento fu totalmente ritrattato da Lancet e Wakefield fu radiato dall’ordine dei medici, avendo messo a repentaglio la vita di milioni di persone.
7. Cosa vuol dire “immunità di gregge”?
L’immunità di gregge, o herd immunity, è il principio fondamentale su cui si basa la vaccinazione, che risulta tanto più efficace quante più persone ne usufruiscono. Infatti, si è notato che quando la campagna vaccinale è massiccia in una popolazione, vengono protetti indirettamente anche quei pochi individui non vaccinati. Questo accade perché il patogeno, in quella determinata comunità, non riesce a propagarsi, a causa dell’elevata presenza di persone da esso inattaccabili. Sebbene alcuni abbiano messo erroneamente in dubbio questo effetto, è esperienza comune in ambito epidemiologico che per eradicare una malattia infettiva da una popolazione non bisogna vaccinare necessariamente il 100% degli individui, ma la percentuale-soglia è specifica per ciascun patogeno e per alcuni microrganismi a bassa trasmissibilità è addirittura vicina al 50%. L’immunità di gregge viene persa quando le persone smettono di vaccinarsi. Perciò è importante mantenere elevata e costante nel tempo la percentuale dei vaccinati ed evitare improvvisi cali che possano prestare il fianco all’insorgenza di nuove epidemie.