Eh no, lo storico incontro fra Garibaldi e Vittorio Emanuele del 1860 non avvenne qui!
Ma sicuramente ne persero loro ad incontrarsi in una squallida taverna (pare fosse la Taverna Catena di Vairano Patenora) e non nella bella cittadina di Teano, che, abbarbicata sulle pendici meridionali del Mons Mefineus (Vulcano Roccamonfina), vigila da millenni saggiamente sulla valle del fiume Savone.
Infatti Teano è stata conosciuta e apprezzata da tantissimi, da quando, nel VI secolo a.C. la elessero a loro capitale i Sidicini, una bellicosa stirpe italica di lingua osca. Della cittadina si sono occupati studiosi dell’antichità del calibro di Virgilio, Polibio, Strabone, che hanno discusso della sua origine, così altri studiosi contemporanei come Lepore, Madvig, Wiken, Colonna, che hanno interpretato i loro scritti, nel tentativo di comprendere le origini dei Sidicini.
Questi, con i loro ricchi santuari di città (Loreto) e di confine (Ruozzo), la loro organizzazione sociale paganico-vicana, le necropoli, l’abitato, ancora possono dirci molto sul processo etnogenetico in corso nella Campania antica durante il I millennio a.C., in rapporto anche alla presenza/influenza nella nostra regione di greci, etruschi, sanniti e romani, nel tentativo di comprenderne rapporti sociali e scambi culturali.
Certo è che Teanum Sidicinum era una delle città più importanti della Campania settentrionale, seconda solo a Capua. È quanto racconta lo storico greco Strabone, corroborato dalle notevoli scoperte archeologiche degli anni ’80 del secolo scorso e del duemila nel territorio teatino e fuori dai suoi confini.
I suoi templi erano dedicati alla dea Fortuna, come riportato dal noto Strabone, ma precedentemente erano stati dedicati alla dea Pupluna, divinità del popolo in armi, ma anche della maternità. È quello che raccontano gli ex voto femminili ritrovati numerosi nelle stipi votive degli antichi santuari dell’VIII/VII secolo a.C.: parti anatomiche femminili, donne incinte, animali, contenitori alimentari e…guerrieri in armi, scudi, lance!
Sopravvivenza di antichissimi culti preistorici, in cui il femminile era venerato in quanto datrice di vita, protettrice e custode nella morte, a cui si sovrappongono, in un tutto sincretico, i culti di Era, Atena, Artemide, Cerere durante l’antichità e di cui la Madonna cristiana ha preso il posto. Per questo si è parlato di un culto matronale multiplo per i santuari teatini.
Per la sua posizione preminente nel tracciato viario della via Latina, il centro cittadino divenne ben presto molto importante, tanto da avere uno dei teatri più importanti dell’antichità in Campania in epoca romana, dalla decorazione ricca, anzi perfino sfarzosa: visitabile la cavea, oggi ancora intatta, con un edificio scenico che doveva essere di circa 26 metri, con tre ordini di colonne sovrapposte; eTerme, Anfiteatro, insieme a molto altro.
Il Museo Archeologico del territorio è alloggiato nel complesso monumentale del Loggione, edificio tardo-gotico, con volte a crociera e archi ad ogiva, del XV secolo. La bella collezione museale, frutto dei numerosi e ricchi scavi del territorio allargato, contiene reperti provenienti dalla numerose necropoli ritrovate in località Torricelle, Campo Faio, Gradavola, Carrano, Orto Ceraso e Settequerce, databili dal V secolo a.C. all’età imperiale. Inoltre nello stesso museo sono ospitati i reperti della Rufrae sannitica (odierna Presenzano).
Oltre al Museo e al Teatro sono da visitare la Torre quadrangolare, costruita da Arechi II, la bella Cattedrale di San Paride del XII secolo, costruita sui resti di un precedente tempio di età ellenistica, che ospita colonne e capitelli frutto dello spoglio di antichi edifici. La Cripta e il Campanile sono decorati con sfingi e altri elementi appartenenti ad un tempio dedicato ad Iside, di cui non si conosce l’esatta ubicazione. Bellissimo l’ambone che alloggia un crocifisso dipinto, di scuola giottesca. Interessantissime anche le altre, numerose chiese (12), i santuari e il monastero che necessariamente devono far parte di un percorso di visita all’interessante città di Teano. La più antica chiesa, invece, è quella di S. Paride ad Fontem (IV- V secolo), costruita vicino al fiume Savone, di cui ingloba una sorgente, sul luogo di un antico culto delle acque che S. Paride pare avesse distrutto, con l’uccisione simbolica di un dragone.
Impossibile, invece, ammirare il mosaico del sepolcro dei Geminii, che ha per soggetto la prima rappresentazione dell’Epifania, ospitato attualmente dal Museo napoletano di san Martino.
Da visitare ancora la Chiesa di S. Benedetto, dove visse il monaco Erchemperto autore dell’ Historia Longobardorum, come pure S. Maria La Nova, una delle più belle Chiese di Teano.
E allora cosa importa se Garibaldi e il Re non si incontrarono qui? Questo territorio, con le sue bellezze naturalistiche che rientrano nel Parco di Roccamonfina-Foce Garigliano (di cui abbiamo ampiamente trattato), artistiche e archeologiche non deve certo la sua notorietà e importanza a loro.
Si abbandonino quindi le sterili polemiche e si pubblicizzi tutto il resto, ne guadagnerà il turismo, l’economia e l’identità culturale della capitale degli antichi Sidicini, un grande popolo dell’antichità!