Parco Regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano: borghi incantevoli e natura lussureggiante

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Un’antica leggenda narra che tanto tempo fa fu il diavolo in persona ad abitare le pendici del vulcano spento di Roccamonfina, dove lasciò le sue orme inquietanti. Parlo delle cosiddette “Ciampate del diavolo”, 56 orme di piedi e altre di mani, di tre diversi ominidi (Homo Heidelbergensis) impresse nel tufo leucitico bruno ancora caldo, eruttato poco prima dal Roccamonfina, nel quale si impresse la pista delle più antiche impronte di ominidi esistenti in Europa, più di trecentocinquantamila anni fa e le più antiche impronte di mani mai conosciute al mondo. Sì, perché in quel momento il vulcano era in piena attività: un cono enorme di 3000 metri di altezza, le cui successive attività fecero crollare il domo e modellarono ancora il paesaggio, creando il Monte S.Croce e il Monte Lattani e facendo assumere la tipica fisionomia a due cime dell’attuale Roccamonfina, molto simile al  Somma-Vesuvio, con la differenza che il primo è uno stratovulcano ormai spento, visto che non erutta più da oltre 50 mila anni.

Attualmente le cime del Roccamonfina sono ricoperte da una spessa coltre boschiva caratterizzata dall’associazione del castagno all’acero, al pioppo, alla roverella, al cerro e a qualche sparuto pino marittimo. Il sottobosco, poi, è ricchissimo di specie arbustive quali i corbezzoli, i mirti, i sorbi, le ginestre, il cisto, l’erica e i funghi di tanti tipi. Ricca anche l’avifauna, che va dal gheppio, poiana e allocco, al cuculo, picchio, corvo e ospita anche i rari airone rosso, cicogna bianca e falco pescatore. Presenti, inoltre, volpi, tassi, ricci, lepri, faine, donnole, toporagni e vipere di varie specie. Scendendo di quota, verso il litorale di Baia Domizia, che per 4 chilometri appartiene al parco, vi si trova la vegetazione tipica dunale, arricchita dallo zafferanetto di Rolli, dai gigli di mare e da diverse varietà di orchidee.

Anche il fiume Garigliano, che scava il suo corso fra terreni vulcanici e calcarei, fa parte del Parco e nasce dalle acque rapide e veloci del Gari e del Liri, che confluiscono per sfociare presso la pineta di Baia Domizia. Oltre al Garigliano altri fiumi minori, il Savone, il Peccia, il Rivo di Conca,  arricchiscono il parco della loro presenza.

Moltissimo c’è da visitare in quest’area, così tanto che vi si può solo accennare a grandi linee: piccoli borghi incantati (i numerosissimi borghi che formano Conca della Campania,  Galluccio, Marzano Appio, Tora e Piccilli) che sono incastonati nella natura rigogliosa e incontaminata del Parco, cittadine graziose (Sessa Aurunca, Teano, Roccamonfina), resti di antiche civiltà (Aurunci, Sanniti, Sidicini, Romani, Normanni, Longobardi e via continuando), residui di archeologia industriale (ferriere, mulini), terme (Teano, Sessa Aurunca), neviere (antiche fabbriche del ghiaccio), borghi fantasma (Cerquarola), sentieri naturalistici stupendi (sentiero delle orchidee, dei pellegrini), rii con deliziose cascate (Rivo di Conca, Peccia, Fosso Maltempo, Rio Piscariello), canyon (S. Clemente di Galluccio), risiera e laghi.

Di Conca della Campania ricordiamo il suggestivo castello, trasformato in palazzo rinascimentale , con pregevole portale in marmo e cappella che custodisce una Madonna lignea seicentesca       , detta della Libera. Ma ancor prima delle costruzioni dovremmo ricordare le persone: era di Conca il monaco longobardo Erchemperto, che proseguì la Storia dei Longobardi cominciata da Paolo Diacono, finendo per costituire l’unica fonte storica esistente per quel periodo.

Galluccio è un comune caratterizzato da sei frazioni e innumerevoli borgate, di cui la frazione che dà il nome al comune stesso è la più ricca dal punto di vista storico-architettonico, cosa testimoniata dalle Collegiate dell’Annunziata (XIII secolo) e di S. Stefano Protomartire (XVII secolo), dalla Cappella di S. Nicola (XII secolo), dai Palazzi Di Salvo e Colizza.  Interessante la frazione di S. Clemente, con la Chiesa di S. Donato e di S. Reparata, i muri a secco, le sorgenti-lavatoi, le numerose cascate e il Museo “Natura Viva”, ospitato nello storico Palazzo “Seccareccia”, che ha una ricca collezione zoologica. Il borgo di Spicciano è certamente il più suggestivo per i panorami, i palazzi e gli scorci deliziosi sul grande polmone verde dei bosco di castagni secolari. Il Borgo di Campo si segnala in particolare per le bellezze naturali del Monte Camino, per il canyon scavato dal fiume Peccia e le numerose cascatelle che lo stesso forma. Ultima frazione è Calabritto che oltre alle notevoli bellezze paesaggistiche, presenta un’alta cascata, con canyon sottostante.

Marzano Appio appare praticamente immerso nei castagneti tipici del Roccamonfina, con le sue numerosissime frazioni (14) da cui è formato. Di questo borgo si segnala il Lago delle Corree, di origine vulcanica e il Castello duecentesco, che sorge sul colle Terracorpo. Di pianta rettangolare in stile tardo-gotico conserva l’aspetto di un grande palazzo, di cui la facciata è rimasta pressoché intatta.

Tora e Piccilli oltre ad ospitare le famose “Ciampate del Diavolo”, ospita resti di costruzioni sannitiche e una Torre Longobarda.

Oltre ai piccoli borghi fanno parte del Parco le cittadine di Sessa Aurunca, di cui abbiamo già parlato, Teano, di cui parleremo la prossima settimana, e infine Roccamonfina, comune omonimo del Parco. Questo presenta il più interessante complesso d’arte quattrocentesca, ovvero il Santuario di S. Maria dei Lattani, fondato da S. Bernardino da Siena e S. Giacomo della Marca e adornato di pregevoli dipinti del ‘600, realizzati da padre Tommaso di Nola.  Nella località detta “Orto della Regina” è presente un recinto di blocchi di pietra megalitiche d’origine sannitica, relative al VI-V secolo a.C. Notevole la Chiesa Collegiata di S. Maria Maggiore, risalente al 1000, con un orologio settecentesco che rappresenta le Quattro stagioni, di mattonelle maioliche. Interessante anche il Museo Magma, con la sua collezione permanente di arti figurative.

Essere più sintetici per parlare di un Parco della portata del Roccamonfina-Foce Garigliano è impossibile: per vedere le innumerevoli cose segnalate non basterebbe un mese. Ma sarebbe certamente uno dei mesi meglio spesi della propria esistenza!