Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità quella delle allergie è una vera e propria epidemia in atto da diversi decenni. Il Ministero della Salute stima che in Italia, attualmente, circa il 25% della popolazione di età compresa tra i 18 ed i 44 anni soffre di rinite allergica, mentre 1 individuo su 20 è affetto da asma. La maggiore preoccupazione, però, è destata più che dai dati attuali, dalle previsioni di crescita del fenomeno su scala globale.
Le allergie: un mondo eterogeneo
La primavera, ormai alle porte, è di solito il periodo dell’anno critico per i soggetti allergici, questo perché una buona parte delle allergie è causata dai pollini prodotti da diversi tipi di piante. Tuttavia, abbiamo altri tipi di allergie, come quella scatenata dalle feci essiccate di Dermatophagoides Pteronyssinus, il comune acaro della polvere, o dal pelo del gatto domestico, che sono continue nell’arco dell’anno, in quanto le molecole che le causano sono ubiquitarie nell’ambiente, indipendentemente dalle stagioni climatiche. Tutte queste sostanze sono definite allergeni, in quanto causano quella che in ambito medico è definita ipersensibilità di tipo I, o ipersensibilità immediata, in quanto i suoi effetti si notano in tempi molto brevi.
Manifestazioni allergiche
L’allergia a sostanze introdotte per inalazione, come quelle citate pocanzi, si manifesta principalmente sotto forma di rinite allergica, conosciuta anche come asma da fieno, che è caratterizzata da starnuti, muco di consistenza acquosa ed ostruzione nasale di diverso grado. A queste evidenze cliniche molto comuni può aggiungersi la congiuntivite allergica, facilmente diagnosticabile, poiché determina rossore degli occhi, con prurito e lacrimazione intensificata. Questa congiuntivite è quasi sempre presente nell’ipersensibilità al polline, di cui è caratteristica, soprattutto in caso di esposizione a quantità abbondanti di allergene. Una patologia molto più grave è l’asma allergica, che colpisce più di 140 milioni di persone a livello globale, e va assolutamente curata in modo adeguato, perché genera intrappolamento di aria nei polmoni ed un respiro affannoso, che può, in casi estremi, portare anche alla morte.
Come si sviluppa un’ipersensibilità
La causa principale dell’insorgenza di una ipersensibilità di tipo I è il riconoscimento da parte dei mastociti – un tipo cellulare atto alla difesa del nostro organismo – di alcune sostanze del tutto innocue, come nemiche dell’organismo, quando queste in realtà non lo sono affatto. Recenti studi su ampia scala sono giunti alla conclusione che le allergie hanno una componente genetica del 50% ed una componente ambientale del 50%, con i due fattori che si rivelano egualmente importatati. La componente genetica è strettamente legata alla presenza di alcune tipologie di geni, codificanti per proteine del sistema immunitario,
modificati in modo tale da indurre un riconoscimento sbagliato di alcune molecole. Inoltre, negli individui allergici, si assiste ad un imponente incremento della quantità di Immunoglobuline E (IgE), ovvero di quegli anticorpi che, legando gli allergeni, determinano la degranulazione dei mastociti ed il rilascio di varie sostanze, tra cui l’istamina, con azione immediata, ed i leucotrieni, ad azione ritardata. Entrambe queste sostanze causano vasodilatazione, con formazione di edema, che viene percepito dal soggetto come un ispessimento della mucosa nasale, che ostruisce parzialmente il passaggio dell’aria durante gli atti respiratori. Il rossore a livello della stessa mucosa è causato da un aumentato apporto di sangue, finalizzato al trasporto di cellule, come i globuli bianchi, che servono a combattere un’infezione. In realtà, però, questa ipotetica infezione da parte di un patogeno non è mai avvenuta, ma, molto semplicemente, i nostri anticorpi hanno scambiato una sostanza inerte, come il polline, per un agente infettivo e, di conseguenza, hanno scatenato una reazione di difesa spropositata ed inappropriata.
Alle radici dell’incremento delle allergie
Per decenni ci si è concentrati sulla ricerca di una risposta a due domande fondamentali: perché solo alcune sostanze causano allergie ed altre no? E come mai nei secoli scorsi le ipersensibilità erano un evento abbastanza raro, mentre oggi sono molto comuni? Mentre il primo quesito rimane ancora inevaso, sebbene siano state definite alcune proprietà peculiari di un allergene (alta stabilità, alta solubilità, piccole dimensioni e così via), il secondo mistero ha ricevuto più di una spiegazione. Per anni diversi studi hanno correlato l’aumento dell’incidenza delle ipersensibilità con i cambiamenti climatici ed, ancor più, con l’incremento dei livelli di sostanze inquinanti nell’ambiente. Tuttavia la spiegazione più affascinante e, allo stato attuale, maggiormente plausibile, è stata data dalla curiosa “teoria dell’igiene”. In pratica, diversi ricercatori, a partire dalla fine degli anni ’80, hanno pubblicato molteplici lavori scientifici che correlano l’incremento delle manifestazioni allergiche con la diffusione della pratica vaccinale, dell’attenzione alla salubrità degli ambienti ed alla prevenzione delle infezioni batteriche e parassitarie. Queste pratiche, che sono ovviamente indispensabili per migliorare la qualità della vita, d’altro canto fanno sì che il nostro sistema immunitario viva in una sorta di bolla asettica, per cui in età infantile esso viene a contatto con pochissimi agenti patogeni. Questa mancanza indotta di nemici induce le nostre cellule della difesa a specializzarsi nella lotta contro dei nemici immaginari, quali sono per l’appunto i pollini, le feci dell’acaro o i peli di un gatto. La teoria dell’igiene, che non è comunque una spiegazione totalmente esaustiva dell’eziologia del fenomeno, è confermata dai dati provenienti dalle zone tropicali del globo, in cui i parassiti, come gli elminti, sono effettivamente presenti e possono infettare l’uomo. Ebbene, in queste aree geografiche, le allergie hanno un’incidenza bassissima, proprio perché il sistema immunitario riesce a forgiarsi alla presenza di patogeni veri.
Diagnosi e cura
La diagnosi di un’allergia è abbastanza semplice ed avviene tramite l’effettuazione delle prove allergiche, o prick test, consistente nella distribuzione sulla cute di una goccia di liquido, contenente il potenziale allergene, per ciascuna delle molecole che più frequentemente causano ipersensibilità nell’uomo. Si effettua poi una piccola puntura, che permette alla sostanza di penetrare al di sotto della cute e di incontrare le cellule del sistema immunitario, stimolandole. Nel caso in cui vi sia una ipersensibilità a qualche molecola, nell’area interessata si manifestano rossore, rigonfiamento e prurito. La cura delle allergie riguarda prevalentemente i sintomi e si effettua, ad esempio, con la somministrazione di antistaminici e di spray nasali, che prevengono il rilascio dell’istamina da parte dei mastociti. Nell’allergia al polline è importante anche la consultazione dei calendari pollinici, i quali riportano la presenza dei pollini delle varie specie di piante nei vari periodi dell’anno in base all’area geografica di appartenenza. In tal modo è possibile mettere in atto comportamenti preventivi in quei determinati periodi, che consistono nel concentrare le uscite nelle ore mattutine e serali, nell’evitare gite in campagna, soprattutto in caso di forte vento, che diffonde ulteriormente i pollini nell’aria e nell’utilizzare l’aria condizionata nelle autovetture, invece di abbassare i finestrini. In particolar modo, la rinite allergica non va assolutamente sottovalutata, poiché un suo mancato trattamento può portare allo sviluppo di asma nel corso degli anni. Recentemente, inoltre, è stato messo a punto un approccio immunologico nei confronti di alcune allergie, il quale è attuato tramite un processo di desensibilizzazione del sistema immunitario nei confronti dell’allergene, in seguito a somministrazioni di dosi crescenti dell’allergene stesso, sotto stretto controllo medico. Questa pratica, in alcuni casi, non solo determina la scomparsa dei sintomi, ma addirittura elimina l’ipersensibilità, rimodulando la risposta immunitaria.