Uno dei power trio punk-rock più importanti della scena underground campana torna con sette inediti e un remake di uno dei loro brani più famosi “Mazz ‘e Sciure”.
L’uscita, prevista per la stagione primaverile, conta collaborazioni che contribuiranno alla valorizzazione dell’album, tra cui Francesco Di Bella, ex cantante dei 24 Grana e attuale membro dei Ballads Cafè, Denise e Nicodemo (nonché direttore artistico dell’album), oltre che avvalersi di un’equipe strumentale di tutto rispetto, tra cui: Stefano Di Martino (contrabbassista e beatboxer) , Donato Cipriani e Fabrizio Tarroni ( adibiti all’arrangiamento di sezioni orchestrali).
Caratteristica fondamentale del nuovo progetto sarà uno stile che entra in collisione con il mondo del pop, anche se il front-man del gruppo Paolo Sessa tiene a precisare:«La peculiarità è l’avvicinarsi al mondo del pop, ma non quello volgarmente inteso, semplicemente uno stile vicino al popolo, seguendo quindi il significato etimologico del termine, proprio perché il popolo deve essere parte integrante della musica».
Altra innovazione sarà la scelta di utilizzare la lingua italiana per i testi inediti: «In verità non c’è nessuna strategia» afferma Sessa «Semplicemente la musica italiana mi piace moltissimo, in particolare quella “non convenzionale”».
Riflessioni profonde emergono anche riguardo le tematiche:«Tematicamente credo che questo sia un album particolare, perché spazia da questioni intime ad altre apparentemente molto leggere, che possono riguardare la quotidianità.Dietro questa leggerezza però si nascondono profondità tematiche di un certo livello, caratteristica che in effetti è sempre stata del gruppo, motivo per cui ho trovato i Malatja sempre un po’ malinconici», aggiungendo:«Ho sempre trovato difficoltà a incanalare i Malatja in uno stile, quindi saremo sempre noi, ma con il sapore della maturità».
Fine ultimo del progetto sarà raggiungere ascoltatori appartenenti a tutte le fasce d’età, utilizzando scene del vivere quotidiano come punto di congiunzione, proprio perché come Paolo Sessa afferma riguardo l’album: «Non ci sono concetti filosofici così profondi,anzi forse non ce ne sono mai stati nelle nostre canzoni, però probabilmente la filosofia più affascinante è quella della quotidianità».