Cinquantacinque comuni coinvolti in un’area di mille chilometri quadrati e due milioni di persone a rischio. Questi sono i numeri drammatici che si associano alla Terra dei fuochi, un territorio a cavallo tra le province di Napoli e Caserta, che da più di quaranta anni è stato trasformato nella discarica dei clan.
I dati dell’ISS
Nell’ultimo mese la vicenda è tornata sotto la luce dei riflettori grazie ad alcuni media, che hanno riportato i dati di uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), da cui si evince un aumento dell’incidenza dei tumori, anche infantili, nelle aree interessate dai celeberrimi roghi tossici. È stato riportato un aumento dell’incidenza delle neoplasie di circa il 10% negli adulti, mentre i ricoveri di bambini risultano aumentati del 51% per tutti i tumori e del 45% per le leucemie. I principali organi sede di eventi neoplastici nella popolazione adulta sembrano essere i polmoni, il fegato, lo stomaco, la vescica e la mammella, mentre i bambini e gli adolescenti sono soggetti soprattutto a tumori del sistema nervoso.
Le perplessità sui metodi
Tuttavia i dati portati alla luce in queste settimane non sono recentissimi, poiché lo studio in questione è stato pubblicato nel maggio 2014, e non trovano il riscontro unanime della comunità scientifica. Molti esperti di oncologia attivi sul territorio campano, infatti, hanno sùbito provato a ridimensionare il clamore suscitato dalla pubblicazione dell’ISS. Sotto accusa sono finiti soprattutto i metodi utilizzati dagli autori, che non sembrano convincere tutti. A tal proposito bisogna notare che, mentre i numeri relativi all’aumento della mortalità e dei ricoveri ospedalieri in generale sono stati ricavati dai dati provenienti da tutti i 55 comuni costituenti la Terra dei fuochi, quelli riguardanti l’incidenza dei tumori interessano solo 17 comuni. Questi 17 comuni, tra cui Nola, San Giuseppe Vesuviano, Striano, Terzigno e Palma Campania, fanno tutti parte dell’ASL Napoli 3 Sud e sono gli unici, tra i comuni della Terra dei fuochi, ad essere serviti da un Registro tumori. Nello specifico, il Registro tumori dell’ASL Napoli 3 Sud è stato istituito già nel lontano 1995 e inizialmente riguardava il territorio dell’ex ASL Napoli 4. Dal 13 marzo 2012, in seguito alla riforma delle Aziende Sanitarie Locali, il Registro tumori in esame ha continuato a comprendere tutti i comuni della ASL Napoli 3 Sud, la quale ha ereditato gran parte del territorio della ex ASL Napoli 4, oltre ad Acerra e Casalnuovo, che sono confluiti nella ASL Napoli 2 Nord.
Il casus belli è prevalentemente legato proprio ai dati riguardanti i 18 comuni che, pur facendo parte del Registro tumori, non si trovano nella terra dei roghi, resa celebre dallo scrittore Roberto Saviano in “Gomorra”. Di fatti gli autori, pur avendo ricevuto questi dati dalla ASL, non li hanno inseriti nello studio. Questa scelta sarebbe ininfluente ai fini della ricerca senonché, dall’analisi dei numeri di questi 18 comuni, si evincono risultati per lo più simili a quelli dei 17 oggetto di studio. In pratica ci si trova in una situazione in cui l’eccesso di rischio per i tumori riguarda sia la Terra dei fuochi che le aree limitrofe. È proprio questa argomentazione che fa vacillare -e non poco- l’interpretazione allarmistica dei risultati data dalla quasi totalità dei mass media.
Più fattori possono viziare i risultati
In effetti risulta difficile poter correlare le cifre ottenute con questa metodologia ad un solo fattore ambientale, nella fattispecie i roghi tossici e lo sversamento dei rifiuti. In prima istanza perché il cancro è, per definizione, una malattia multifattoriale. Nel nostro caso non è stata presa alcuna “precauzione statistica” per evitare di includere erroneamente nei risultati anche gli effetti di altri fattori di rischio, come il fumo, un indice di massa corporea elevato –e gli obesi in Campania risultano essere tanti-, lo stile di vita, l’esposizione ai raggi UV o l’alimentazione. Un’obiezione difficile da respingere potrebbe essere così formulata: cosa ci dice che l’aumento di alcune neoplasie sia dovuto allo sversamento dei rifiuti e non ad una percentuale più elevata di fumatori, obesi ed individui sedentari? Ed, in seconda istanza: perché si punta il dito contro quella precisa fonte di inquinamento (i rifiuti e la loro combustione) e non contro altre fonti? Come sottolineato dagli esperti del Registro tumori dell’ASL Napoli 3 Sud, in risposta ai dati pubblicati dall’ISS, la Campania è, purtroppo, soggetta all’azione di tantissime matrici inquinanti; basti pensare all’abnorme tasso di inquinamento atmosferico generato da industrie e veicoli in alcune città. Infine, pur considerando, paradossalmente, come unico fattore inquinante lo sversamento e la combustione dei rifiuti in vaste aree di territorio, non tutti gli abitanti della Terra dei fuochi sono sottoposti agli stessi livelli di sostanze tossiche e, dunque, si contesta anche la scelta di un’analisi macroscopica del territorio da parte degli autori, quando sarebbe potuta essere più appropriata una analisi statistica a livello dei singoli centri, tenendo conto delle reali distanze degli individui dalle fonti di inquinamento.
La situazione resta di grave pericolo
Sebbene la diatriba scientifica in atto sia doverosa per progredire negli studi e, sebbene gli stessi autori dello studio in questione abbiano esplicitato la necessità di successive ricerche per approfondire le conoscenze in merito, il dato di fatto incontrovertibile è un aumento dell’incidenza di alcune gravi patologie in un’area estesa della nostra regione. Ciò implica un intervento mirato, che anticipi i tempi della statistica e che riguardi la riduzione delle fonti di inquinamento e l’incremento delle iniziative di sensibilizzazione. Entrambi risultano indispensabili, a prescindere dalla reale causa dei dati rilevati, i quali restano senza alcun dubbio molto preoccupanti.