Il Parco Nazionale del Vesuvio nasce dalla legge 394/91, propriamente detta Legge Quadro sulle Aree Protette. Dopo anni di attesa, rinvii, discussioni, perimetrazioni, limitazioni e concessioni, l’Italia si dota di una legge a difesa e tutela del territorio. L’ultima legge a tema risale agli inizi del 900, nel periodo del ventennio fascista.
ll Parco Nazionale del Vesuvio nasce dalla lotta degli ambientalisti vesuviani che sin dagli anni ottanta si sono pubblicamente occupati del vulcano, per la salvaguardia e la tutela delle terre vesuviane. Un impegno consapevole del fatto che tutelare l’area del comprensorio vesuviano, significava proteggere un ecosistema unico e raro ma innanzitutto significava sottrarre una grande opportunità dal sicuro sfruttamento da parte delle organizzazioni malavitose, numerose e disseminate tutt’attorno al vulcano. Abusivismo, discariche, cave, uccellagione bracconaggio, avrebbero di sicuro ed indiscriminatamente portato ulteriore scempio al territorio vesuviano. Ciò nonostante alcune persone hanno pagato, per difendere questo territorio, prezzi altissimi come la vita.
Il Parco Nazionale del Vesuvio nasce dalla forte volontà di quelle genti vesuviane che hanno sempre e da sempre amato il Somma ed il Vesuvio, quelli che lo camminavano lo passeggiano e lo vivranno, quelli che immaginavano un futuro diverso per una terra arsa e ricca, un futuro di turismo di sostenibilità di eccellenza, con nuove opportunità espresse soprattutto da un territorio unico in tutto il mondo, nella sua bellezza e complessità.
Il Parco Nazionale del Vesuvio, comunque sia, nasce dalla legge 394/91, ma bisogna aspettare molti anni per l’ufficialità che arriva il 5 giugno 1995 ma solo nel 1997 l’Ente Parco diventa operativo.
L’istituzione dell’Area Protetta avviene essenzialmente, “al fine di conservare le specie animali e vegetali, le associazioni vegetali e forestali, le singolarità geologiche, le formazioni paleontologiche, le comunità biologiche, i biotopi, i valori scenici e panoramici, i processi naturali, gli equilibri idraulici e idrogeologici, gli equilibri ecologici del territorio vesuviano…… .….l’applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale, mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali; alla promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili; alla difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici”.
UN’ISOLA CHIAMATA VESUVIO.
Un area protetta con una superficie di 8.482 ettari di boschi e coltivi attanagliati dalla morsa di quasi un milione di persone riversate intorno al confine del Parco. I centri abitati interessano il territorio vesuviano di 13 Comuni: Boscoreale, Boscotrecase, Ercolano, Ottaviano, Massa di Somma, Pollena Trocchia, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre del Greco, Trecase. L’area del Parco, osservandola da una cartina o da una foto aerea sembra un’oasi verde in mezzo ad un deserto di cemento e asfalto, senza corridoi verso le aree verdi contigue, senza nessuna via di comunicazione verso l’esterno. Il Parco del Vesuvio è lì nel mezzo, nella sua solitudine fiero e orgoglioso, come se fosse l’estremo baluardo della resistenza all’antropizzazione selvaggia consumata per anni nella provincia di Napoli, tra condoni e nuovi abusi. Un polmone verde asfissiato dalla pressante stretta della civiltà, in continua evoluzione e necessitante di sempre nuovi spazi vitali.
Sotto l’ottica naturalistica il territorio del Parco del Vesuvio si presenta estremamente ricco, interessante ed innovativo.
Dal punto di vista della vegetazione sono note ben oltre 600 specie vegetali, comprese quelle esogene, tra le autoctone si citano l’Ontano napoletano, la Betulla, la Sughera, l’Elicriso, la Digitale rossa, diverse specie di Ginestre, il Papavero delle sabbie, decine di specie di orchidee, quasi tutte le piante della macchia mediterranea. Una citazione a parte lo merita un lichene, lo Stereocaulon vesuvianum dal colore argenteo e la forma coralloidale, che scoperto nel 1956 sulla lava dell’ultima eruzione del Vesuvio, risalente al 1944, oggi ha colonizzato i materiali lavici di quasi tutto il complesso Somma Vesuvio. La sua funzione è quella di velocizzare la degradazione delle rocce laviche, liberando i minerali in esse contenuti favorendo così l’attecchimento delle piante pioniere per la colonizzazione e la rinaturalizzazione, delle terre passate dal fuoco.
Dal punto di vista faunistico, l’area protetta è ricca di invertebrati, numerose sono le specie di lepidotteri. Interessante l’avifauna, con la nidificazione, di falchi come lo Sparviere, il Pellegrino, di altri rapaci ormai stanziali come la Poiana ed il Gheppio, la presenza consolidata della Beccaccia la regina de boschi . Tra i mammiferi le colonie di Chiropteri come il Rinolfo maggiore, il Vespertilio Smargiato ed il raro Molosso di Cestoni, sono ben presenti. Capillare è la presenza della Volpe rossa, Faina, Lepre, Coniglio selvatico e Topo quercino. Completano il panorama, la presenza di Biacco, Vipera Aspis, ormai eccezionalmente rari Testudo di Hermanny, Rospo Smeraldino.
Dal punto di vista mineralogico è conosciuto per essere tra i territori più ricchi di minerali della terra. Nell’area del Somma Vesuvio sono stati catalogati circa 250 minerali diversi, ed unici come la Vesuvianite, si possono osservare le stratigrafie con i depositi delle diverse eruzioni storiche dove è possibile leggere le sovrapposizioni litiche della furia devastatrice del vulcano.
Dal punto di vista agricolo, la conoscenza della fertilità della terra vesuviana e la sua valenza nella crescita sociale ed economica, ha radici molto lontane. Molti sono i cultivar che appartengono alla stessa specie, con elevate punte di eccellenza qualitativa. E’ il caso dell’Albicocca con la varietà “pellecchiella” delle Ciliegie “del monte” “del monaco” , dell’Uva con la”catalanesca” o il “perepalummo” e “sciascinoso” da cui si produce il vino DOC Lacryma Christi. I pomodorini col pizzo.
Dal punto di vista storico, il vulcano è noto sin dal tempo dei greci per la fertilità della terra, Strabone geografo greco vissuto nell’ultimo secolo prima di Cristo, lo descriveva come un vulcano dormiente. Nel passato le bizzarrie e gli spettacoli naturali delle eruzioni portarono turisti e viaggiatori da tutto il mondo ad osservarlo. Dal tardo settecento in particolare, per aver fattivamente contribuito a conservare intatte le città romane di Pompei ed Ercolano, dopo averle seppellite con i prodotti delle sue eruzioni nel 79 dc. Già nella prima metà del 700 il Re Carlo III° di Borbone decretò l’aria intorno al Somma Vesuvio, area protetta alla caccia ed alla costruzione, eccetto che per se stesso, con perimetrazioni non tanto dissimili da quelle attuali del Parco Vesuvio. Il decreto venne ratificato dai regnanti borbonici discendenti del lungimirante Carlo.
Dal punto di vista economico, il Vesuvio è uno dei siti naturalistici più visitati al mondo, mediamente oltre mezzo milione di turisti all’anno si recano al cratere. Altro discorso è quanto riguarda la restante parte del complesso vulcanico, dove poche migliaia di visitatori vengono intercettati e guidati in escursioni lungo i sentieri del parco, da Guide Parco ed associazioni. Molti sono quelli che camminano i sentieri in maniera autonoma, sfuggendo a qualsiasi tipo di monitoraggio, essendo quasi nulli i punti di informazione dell’Ente. La ricaduta economica del Parco sul territorio da esso occupato, è quasi nulla eccetto che per gli esercizi commerciali sul cratere e per le società di trasporto turistico su gomma.
Dal punto di vista dell’impatto sulla società, la chiave di lettura dell’Ente è alterna, agli occhi di molti, la maggioranza, non è altro che un surplus di divieti, proibizioni e veti imposti nella proprietà privata dallo Stato. In pochi analizzano coerentemente i rischi dovuti alla costruzione spregiudicata alle falde di un vulcano attivo, oppure il concetto di difesa conservazione e salvaguardia delle aree verdi come scrigni per la custodia e la tutela della biodiversità quale patrimonio del mondo intero da tramandare ai posteri. Ma il tutto stride contro i migliaia di bus che ogni anno attraversano l’area protetta, transitando nei tratti di massima protezione conservazione e tutela.
La trasformazione SOCIO ECONOMICA tanto attesa ed in atto dalla costituzione del Parco, è ancora in fase di decollo nonostante gli sforzi della collettività, i fiumi di soldi erogati dalla Regione Campania dallo Stato e dalla Comunità Europea, le energie sinora profuse da coloro che credono che un mondo diverso è possibile. Il turismo sostenibile continua ad essere una conquista, non tutti i sentieri sono aperti o sempre percorribili. Degrado ed abbandono di aree e strutture, pubbliche e private danno una visione distorta del Parco del Vesuvio. Quasi come se una volontà occulta si ribellasse alla norma al buon senso ed al lieto vivere, pressando finché il Parco Vesuvio riprendesse ad essere una discarica a cielo aperto, così come lo si era concepito nel finire del secolo scorso. Giammai.