O’piennolo, una cascata di bontà, rossa come la lava del Vesuvio.

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O’piennolo,pomodorini

Tra i tanti squisiti prodotti della terra vesuviana spicca il pomodorino del “piennolo” anche detto “spungillo” per via della sua caratteristica punta pronunciata. Il pomodoro arriva in Italia, per meglio dire in quel che fu il glorioso Regno di Napoli nel sec. XVI, dalle Americhe sua terra natia, prima in Sicilia, già possedimento spagnolo per poi giungere a Napoli con gli aragonesi, inizialmente impiegato per uso medico ed ornamentale, solo in un secondo momento verrà usato in cucina come delizia per il palato. Il termine italiano “pomodoro”, proviene da “mela d’oro” o “pomo d’oro” ed è riconducibile al colore giallo dei primi frutti giunti a seguito dei conquistadores nella metà del ’500, alla quale in seguito si aggiunse la varietà a bacca rossa. I primi frutti giunti in Europa erano piccoli e somiglianti alle ciliegie, nome al quale è rimasta legata la denominazione siciliana del prodotto, “ciliegine” appunto. La pianta nel corso del tempo si è adattata al territorio italiano, dando vita a centinaia di cultivar differenti, diversi sia per colore che per forma che per capacità organolettiche e trovando il suo habitat naturale sulle pendici del Vesuvio. Le più diffuse in Campania sono il “San Marzano” nell’agro nocerino-sarnese, il “Sorrento” adattatosi alle condizioni climatiche della costiera, il “Corbarino” molto simile a quello vesuviano ovvero lo “Spungillo” o “Pomodorino del piennolo del Vesuvio” oggi fregiato della classificazione DOP con tutti i suoi ecotipi, “Lucariello”, “Lampadina”, “Fiaschella”, “Principe Borghese, “Patanara” e “Re Umberto”.
Il “Pomodorino del piennolo del Vesuvio” che da qui in avanti chiameremo Pomodorino, rientra tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani, geograficamente l’area di produzione trasformazione e conservazione, corrisponde a quella del complesso vulcanico Somma-Vesuvio, nello specifico nelle aree che si trovano ad una quota che va dai 100 ai 500 metri sul livello del mare , dove grazie all’altezza riesce ad esprimere le migliori capacità organolettiche di cui Madre Natura l’ha dotato. Il disciplinare DOP ha ampiamente allargato le zone di produzione fino a giungere ai confini dei paesi limitrofi all’area parco, questo per una mera opportunità economica, a discapito forse di una eccellenza nella qualità.
La forma ovale è riconducibile a quella delle vecchie e piccole lampadine a tungsteno, di quelle che si usavano per i lumi, ovvero stretta dal lato del peduncolo e piena verso la punta, sua caratteristica è il pizzo ovvero la punta pronunciata all’estremità del frutto. La buccia molto spessa e coriacea è il suo punto di forza maggiore, serve soprattutto a conservare la poca acqua accumulata nella polpa dove l’alta concentrazione di zuccheri, acidi e altri solidi solubili lo rendono un prodotto a lunga conservazione e senza subire alterazioni organolettiche. Il colore è di un rosso vivo, tra il vermiglio ed il rosso acceso per il frutto a bacca scura. L’odore è molto intenso e spazia dal sentore dolce di fiori di ginestra a quello aspre della terra bagnata. Il sapore è di un dolce deciso, prolungato, acidulo, molto intenso con i sentori classici del frutto, molto accentuati e carichi dei fattori aciduli che ricordano la terra vesuviana ricca di minerali vulcanici.O’piennolo
Il Pomodorino è apprezzato sia allo stato fresco, ovvero venduto appena raccolto sui mercati locali, che nella tipica forma da conservare appesa “al piennolo” oggi venduto in pratici packaging in cartone, oppure come conserva in vetro o latta, secondo metodi di conserva e ricette familiari dell’area, nella versione detta “a pacchetelle”, dove il frutto viene tagliato longitudinalmente in due o quattro parti, lavorato e conservato, così come previsto nel disciplinare di produzione della DOP. Abitualmente la raccolta ha luogo quando sulla pianta sono presenti almeno il 70% di pomodori maturi, avviene tagliando il grappolo intero e lasciandolo maturare una volta messo da parte. I grappoli recisi vengono lavorati con un antico sistema, usando impilare su di una corda in canapa che ha la funzione di mantenerli legati, i grappoli comunemente detti “schiocche”. Una volta realizzata la struttura, viene appesa in un angolo areato e lontano dalla luce diretta, così da poter essere consumato anche otto mesi dopo la sua raccolta.O’piennolo,pirpiennolo
Le caratteristiche peculiari del pomodorino sono soprattutto la sua “scorza dura” , anch’essa trae origine come tutto il frutto del resto, da secoli di adattamento di una specie ad un territorio con fattori pedoclimatici unici, la terra lavica formata da spesse coltri di lapilli depositati fino al 1944 dalle sfuriate del vulcano, impedisce alla pianta una continua alimentazione dovuta soprattutto alla scarsa capacità del terreno a trattenere l’acqua piovana, inoltre l’assenza di approvvigionamenti idrici perenni l’ha costretta a sviluppare capacità di resistenza superiore alle sue analoghe diffuse in tutta l’italica penisola. I coltivatori dicono che le tirano su con “l’ammore e’DDio” all’asciutto, ovvero con la sola acqua mandata dal cielo. Questo negli ultimi periodi di stravolgimento meteorologico ha fortemente inciso sui quantitativi di produzione dei pomodorini, pur sempre mantenendo alto il livello qualitativo. Tant’è che solo grazie a questa terra straordinaria la qualità del pomodorino raggiunge punte di eccellenza grazie alla ricchezza in acidi organici che determinano la “acidulità” di gusto, il vero ed unico carattere distintivo del pomodorino.pirpiennolo,o'piennolo
Negli ultimi anni molti giovani dell’area vesuviana, hanno preso in considerazione l’opportunità di produrre i pomodorini, forti anche del continuo aumento della richiesta del prodotto da parte di un mercato sempre più esigente di qualità ed alla continua ricerca di quei prodotti tipici che hanno contribuito a rendere grande la cucina italiana. Girando per i sentieri bassi del Somma è facile imbattersi in distese di verde omogeneo con piante alla stessa altezza e fittamente punteggiate di rosso, dando quella ulteriore nota di bello ad uno dei paesaggi agricoli più suggestivi della Campania. Oggi la consapevolezza di quello che mangiamo ci porta ad essere più attenti ed esigenti, qualitativamente parlando, su tutto ciò che mettiamo in tavola e grazie al lavoro di giovani imprenditori vesuviani quali Pierfrancesco Gaetano Mario Saverio Dario Francesco Salvatore Vincenzo Angelo oggi possiamo contare su produzioni agricole salubri, sicure e di alta qualità sia per i metodi di coltivazione, solitamente ecocompatibili che per la bontà dei prodotti ottenuti, sia trasformati che freschi. L’augurio a questi ragazzi è che il loro lavoro sia da traino per tanti altri e da volano per una economia ecosostenibile all’ombra di un vulcano che nonostante tutto continua a donarci vita in milioni di forme gusti e colori diversi, partendo dal rosso come la lava di pomodorini che cola dalle linguine fumanti, come quelle che il Principe de Curtis mette in tasca nel film Miseria e Nobiltà. In quella piccola sfera rossa sono racchiusi secoli di tradizioni agricole e culinarie, un patrimonio antropologico da conservare integro e tutelare per la ricchezza dei nostri posteri.piennolo
Punto cardine è il pomodorino nella cucina napoletana, dai primi ai secondi alle insalate il pomodoro è il compagno esclusivo di una cucina che basa le sue radici sulla tradizione mediterranea. Il pomodoro vi è entrato dalla porta principale e si è seduto sul trono delle pietanze che ci rappresentano, dalla semplice e misera pastasciutta ovvero pasta e passata di pomodoro alla nobiltà del ragù un intingolo dalla ricetta segreta e tramandata come tesoro genetico di famiglia, dove diversi tagli di carni vengono cotti insieme in un tripudio di passata di pomodoro, almeno per due giorni. Senza tralasciare la pizza, che a Napoli da regina del fastfood locale diventa internazionale quando sposa due prodotti di eccellenza, il pomodoro e la mozzarella, mai unione fu tanto celebrata al mondo, ne vengono glorificate centinaia di milioni ogni giorno in ogni parte del mondo.
La ricetta madre per gustare i pomodorini ovvero la cosiddetta “morte loro” , a mio insindacabile gusto personale è una ricetta classica e veloce della tradizione napoletana. Spaghetti, o linguine se preferite, con il pomodorino del piennolo. La ricetta può essere realizzata sia con il prodotto fresco che con quello “appeso” anzi la goduria è proprio quella di prepararselo quando gli altri non possono, nei mesi invernali. La ricetta è semplice, mettete a bollire l’acqua e nel frattempo preparate i pomodorini, ne conterete quattro o cinque per ogni commensale. Una sciacquata veloce al frutto dal quale avete tolto il peduncolo, per poi tagliarli in due o quattro parti longitudinalmente lasciandone anche alcuni integri, schiacciate uno spicchio d’aglio e preparate il tegame versandovi olio d’oliva quanto basta. Quando l’acqua bolle versatevi le linguine e salate, dopodiché portate a temperatura l’olio nel tegame e quando l’aglio comincerà a saltellare versate i pomodorini, facendo attenzione agli schizzi d’olio, unica nota negativa della preparazione. Scolate la pasta al dente e versatela nel tegame dove i pomodorini si saranno quasi amalgamati , saltate il tutto a fuoco vivo. Guarnite il piatto con una abbondante spolverata di formaggio parmigiano grattugiato ed una foglia di basilico, tempo di realizzazione dieci minuti circa per un lungo piacere a tavola. Buon Appetito.piennolo

FOCUS sul Pomodoro (Lycopersicon esculentum)
Il pomodoro (Lycopersicon esculentum) è una pianta orticola della famiglia delle solanacee la stessa alla quale appartengono patate melanzane peperoni ma anche tabacco belladonna mandragora e petunia. Le sue foglie sono mediamente lunghe pelose e con un lembo fortemente inciso; i fiori e di conseguenza i frutti, si presentano a grappoli e sono distribuiti lungo tutto il fusto e le ramificazioni. Il frutto è a bacca rossa e di forme, capacità organolettiche e dimensioni molto diverse a seconda della varietà e dei luoghi di coltivo, la polpa dal sapore dolce acidulo è ricca di vitamine (A, C, B1, B2, K, P e PP).
La pianta è originaria dell’arco sub-andino centrale, dove grazie al clima tropicale produce i frutti per tutto l’anno, a differenza delle nostre regioni dove si limita ad un ciclo annuale estivo. Molti sono i favori dovuti a questa pianta ed ai suoi frutti, in campo medico scientifico sono stati scoperti i seguenti benefici: Benefici per il cuore . Proprietà anticancro. Proprietà dimagranti. Prevenzione dell’osteoporosi. Controllo del colesterolo. Protezione della vista. Proprietà digestive. Proprietà diuretiche. Contenuto di vitamina C. Contenuto di licopene.