Chiunque ascolti la parola “meditazione” per la prima volta, molto probabilmente inizierà ad immaginare un tempio zen, con un monaco nelle sue tipiche vesti color zafferano, assorto nei suoi intimi pensieri. In realtà la pratica della meditazione, ad oggi, si è diffusa largamente anche nel mondo occidentale, grazie soprattutto all’opera svolta dal dottore americano Jon
Kabat-Zinn negli anni ’70 dello scorso secolo e non è più solo un rituale del lontano Oriente o un vezzo di qualche star Hollywoodiana. Nell’ultimo decennio le sempre più frequenti esperienze positive legate alla meditazione hanno attirato l’attenzione della scienza in un modo sorprendente per chiunque non abbia mai provato quest’esperienza, ma assolutamente legittimo ed ovvio per tutti coloro che già conoscono la pratica. In particolar modo, l’attenzione è stata rivolta verso la meditazione mindfulness, ovvero quella che prova a condurre il soggetto verso la consapevolezza del proprio essere più intimo. Per meglio comprendere cosa voglia dire si può ricordare l’etimologia del termini, che ci conduce in un passato lontano millenni alla lingua pali, usata dai buddisti, ed ai termini Sati, che significa consapevolezza, e Samprajanya, ovvero “comprensione chiara” dell’essere.
Il crescente interesse scientifico
Il tutto potrebbe così sembrare solo una mera astrazione, ma in realtà questa pratica tendente al trascendentale ha dei benefici diretti e tangibili sul nostro organismo. Diversi studi hanno rivelato che dedicarsi costantemente alla meditazione può portare benefici, tra gli altri, al sistema immunitario ed al sistema nervoso. Gli effetti sul sistema nervoso hanno attirato talmente tanto gli scienziati, che sulla mindfulness si contano ben 2263 articoli pubblicati tra il 2014 e l’agosto 2015, contro i soli 28 pubblicati tra il 1990 ed il 1999.
Lo studio
Di particolare importanza è un recente studio condotto da ricercatori di Taiwan su studenti universitari, pubblicato il 27 ottobre scorso. Questi studiosi, diretti dal dottor Ching, hanno sfruttato un programma didattico universitario innovativo per effettuare una ricerca dai risvolti molto interessanti. In un’università del sud di Taiwan agli studenti del primo anno è stato offerto un corso semestrale obbligatorio di meditazione, un po’ come se in una facoltà di legge affiancassero la mindfulness al diritto romano. Sono stati valutati 152 ragazzi che hanno seguito 15 ore totali di tale corso, distribuite nell’arco del primo semestre, e sono stati confrontati con un gruppo di 130 ragazzi che non hanno frequentato il corso.
I risultati
Ebbene, sottoponendo entrambi i gruppi ad un test valutativo, è stato rilevato un aumento delle prestazioni intellettive nel gruppo degli studenti che avevano seguito il corso. Nello specifico si è rilevata una riduzione del tempo impiegato per effettuare una scelta giusta, associata ad un incremento della memoria spaziale, oltre che delle capacità di comprensione
del testo. Questo quasi-esperimento, come è stato definito dagli stessi autori, insieme a tanti altre ricerche, porta alla luce l’evidenza scientifica per cui la meditazione mindfulness è capace di agire su alcuni circuiti cerebrali, aumentando la capacità di attenzione e la memoria e diminuendo lo stress psicologico. Quest’ultimo beneficio è stato rilevato tramite un altro interessantissimo studio sulla meditazione effettuato dal dottor Hutchinson su studenti di medicina frequentanti 14 diversi atenei di Canada e Stati Uniti.
Un facile approccio
Dunque, dopo aver scoperto anche solo questa piccola parte dei benefici apportati al corpo umano dalla meditazione, probabilmente vi starete domandando perché non abbiate mai provato in prima persona questa esperienza. In realtà molti contenuti per avviarsi alla pratica sono disponibili gratuitamente online ed, in alternativa, ci si può rivolgere ad un maestro, facendo attenzione ad evitare i ciarlatani, che purtroppo si aggirano anche in questo ambito. Solitamente dei progressi si rilevano dopo settimane o mesi, anche effettuando una pratica di soli 10-20 minuti al giorno in modo costante e tecnicamente corretto. In questo modo potremmo occupare i “tempi morti” della nostra giornata, spingendo verso orizzonti più lontani le nostre energie ed il nostro benessere psicofisico.