Morte, colpa, rimorso, perdono: sono questi i temi principali di questo film.
Jack, dopo una vita fatta di abusi di alcol e droga, trascorsa più dentro che fuori il carcere, sembra ormai essersi rimesso in sesto. È diventato un fanatico religioso, Gesù e Dio sono la sua guida in ogni decisione da prendere ed in qualsiasi cosa da fare. Il caso vuole che Jack, con il suo pick-up, investa un uomo con due bambine: il marito e le figlie di Cristina. Nonostante il dolore atroce che la donna prova, riesce comunque a dare il consenso per donare gli organi del marito. Il cuore andrà a Paul, il quale aspettava da tempo la possibilità per un trapianto.
Da questo momento in poi, le vite dei tre protagonisti, ormai indissolubilmente legate tra loro, non riescono ad andare avanti.
Jack non riuscirà a scappare dai suoi sensi di colpa, non gli riuscirà neanche di guardare in faccia i propri figli senza ripensare a quello che ha fatto.
Cristina non riesce a dimenticare , né a perdonare e si rifugia negli eccessi in cui era già caduta prima del matrimonio, mentre Paul diventa ossessionato dalla necessità di sapere di chi fosse il cuore che adesso gli permette di vivere.
Grazie all’aiuto di un investigatore privato, Paul riuscirà a conoscere Cristina, si farà prendere così tanto da lei da sentire il suo dolore e da farsi coinvolgere nei suoi progetti di vendetta.
L’idea di frammentare continuamente la linea temporale e di sballottare lo spettatore avanti ed indietro nel tempo, lasciandolo in balia del dubbio quasi costante, porta a due risultati opposti. Se da una parte, infatti, il film stanca e rischia alla lunga di diventare frustrante, dall’altra ci obbliga ad una concentrazione che ci permette di immergerci nello stato d’animo di rabbia, colpevolezza e tristezza dei protagonisti.
Alla fine del film, i tre ormai al limite della sopportazione, si ritrovano in una stanza d’albergo e si scontrano: da questo momento in poi il film scivolerà via lineare. I protagonisti arriveranno a perdonare ed a perdonarsi, permettendosi così di provare a vivere di nuovo una vita normale. Ma non Paul.
Questi, raggiunto da un proiettile durante la lite tra i tre, muore in ospedale. Prima di chiudere gli occhi, però, si guarderà intorno e si lascerà andare ad una riflessione che riguarderà una leggenda metropolitana: al momento della morte chiunque perde 21 grammi del suo peso. È un peso minimo, pari a quello di un colibrì, insignificante, ma il cui valore non può che essere soggettivo ed inestimabile. E’ il valore dell’anima.