Stazione di Volla: una cattedrale nel deserto

Pubblicità

stazione
stazione

Mentre tutti attendono i primi ed auspicati effetti delle nuove misure intraprese dalla nuova dirigenza dell’EAV nel se
gno del miglioramento del servizio di trasporto pubblico locale, a Volla come anche in altre realtà locali, rimane il problema di come incoraggiare l’utilizzo dei mezzi pubblici a discapito dell’uso dell’auto privata, che resta per molti il principale mezzo di spostamento sul territorio.
A fronte di enormi sforzi economici, in passato si sono realizzate infrastrutture ferroviarie che nel corso degli anni sono diventate delle vere e proprie cattedrali nel deserto. Sprechi su sprechi che, accompagnati da improduttive politiche di riorganizzazione del servizio e tagli indiscriminati ai costi, hanno portato gradualmente al suicidio del trasporto pubblico campano. Per questo motivo, il malcontento dei pendolari di Volla e dei comuni dintorni non è per niente un’invenzione dei giornali, ma frutto del disagio che quotidianamente i pendolari sono costretti ad affrontare per recarsi a Napoli per lavoro o studio.
Fiumi di denaro pubblico, che speso male, ha portato alla costruzione di stazioni vuote, sottoutilizzate e abbandonate al loro triste destino di emarginazione e degrado. Un esempio su tutte è la stazione di Volla dell’EAV della linea ex-Circumvesuviana, dove la scomoda collocazione dell’impianto ferroviario rispetto al centro abitato e l’inadeguato servizio di collegamento con il centro cittadino, nonché la carenza di corse ed il sovraffollamento delle poche carrozze in circolazione negli orari di punta, ha generato una disaffezione della popolazione vollese all’utilizzo del treno per gli spostamenti verso i Comuni limitrofi. Eppure, dopo che per anni si sono messe in atto politiche di promozione di un nuovo trasporto organizzato su base regionale, che ha portato a cospicui investimenti in termini strutturali, si sta dilapidando velocemente un patrimonio costruito coi soldi dei contribuenti mediante politiche di trasporto inadeguate, che mettono a dura prova la pazienza dei viaggiatori, costretti a spostarsi in condizioni pietose in vagoni fatiscenti.
Si parla tanto di rilancio delle aziende di trasporto e dell’importanza della percezione da parte dell’utenza della qualità del servizio pubblico erogato, ma si parla poco di come quest’ultimo può incidere sulle abitudini delle popolazioni locali. Avere a disposizione una stazione ferroviaria è di sicuro un grande privilegio per le aree suburbane, ma se l’impianto in questione è fuori mano ed i servizi di collegamento su gomma sono carenti rispetto alle reali esigenze di mobilità dell’utenza locale, allora è inutile qualunque sforzo diretto a scoraggiare l’uso dell’auto privata. Soprattutto se poi, la stazione sorge ai confini del Comune, dove l’attività di controllo del territorio è a dir poco nulla o inefficace rispetto al contesto di degrado circostante. Ma se da una parte ci sono le responsabilità dell’azienda di trasporto per le carenze del servizio pubblico, dall’altro ci sono certamente le responsabilità delle amministrazioni locali, che succedutesi nel tempo, non hanno saputo sfruttare al meglio le opportunità fornite dalle infrastrutture ferroviarie presenti sul territorio per riqualificare quella periferia del paese, ora abbandonata più che mai a se stessa.
Per questo, tutti noi ci auguriamo che alle prossime elezioni comunali, che si terranno nella prossima primavera, ci sia un vero programma di rilancio del territorio che guardi l’uso dei mezzi pubblici non come un diritto del cittadino, ma come strumento imprescindibile di sviluppo eco-sostenibile del territorio e di decongestionamento al traffico metropolitano.