Allarme Confesercenti: nel 2015 in Campania chiuse oltre 6mila imprese. Il presidente Vincenzo Schiavo: «Stato assente. Impensabile sostenere i costi con il 60% di tasse»
Fine anno, tempo di bilanci. La Confesercenti ha raccolto i dati dell’anno solare 2015 che evidenziano uno stato di crisi delle imprese ancora imperante. Con riferimento specifico alla Campania, in 365 giorni (da dicembre 2014 allo stesso mese di quest’anno) ci sono state 6106 imprese che hanno cessato la loro attività (del commercio al dettaglio), a fronte di 3756 nuove iscrizioni. Una percentuale proccupante, perchè – in sostanza – per ogni nuova attività che nasce, ne muoiono due.
A Napoli e a Caserta i dati più allarmanti: la prima detiene il primato negativo di cessazione delle imprese (3090, il 50% dell’intera regione), la seconda la percentuale in proporzione più alta (-1.6% di chiusura di imprese al commercio al dettaglio rispetto al 2014).
«Il nostro è un grido d’allarme serio e netto – ammonisce Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Napoli e Campania -. Dov’è lo Stato? È assente, senza dubbi. E invece è chiamato a intervenire, in modo tempestivo e deciso. In questo momento di crisi non è possibile sostenere il 60% di tasse. È impensabile che le nostre imprese sostengano costi di gestione e lavoratori con il 40% del fatturato, senza dimenticare che nel 2016 sono previsti ulteriori aumenti di luce, gas e acqua. I nostri affiliati, gli esercenti e le imprese, sono sempre più deboli. Lo Stato intervenga. Il premier Renzi non può pensare di ridurre nel 2018 le tasse, deve farlo prima: di questo passo tra tre anni ci sarà la cessazione attività di altre 20mila imprese, con oltre 100mila lavoratori che saranno disoccupati, alzando ulteriormente il tasso di disoccupazione in Campania e al Sud. A quel tempo – conclude Schiavo – il malato sarebbe agonizzante, bisogna intervenire per “curarlo” prima».
Lo studio della Confesercenti (in allegato) mette in rilievo anche altri dati: in generale in Campania hanno chiuso circa il 15% di imprese del commercio al dettaglio dell’intera Italia e il 25% del comparto Sud e Isole. Nel contempo nella nostra regione c’è stato solo il 17% di iscrizioni di nuove attività. Con riferimenti alle categorie commerciali, calano quasi tutte tranne la ristorazione (+3,1% a Napoli, 2,8% in Campania), edicole e giornali (+15,7% a Napoli, +9.2% in Campania) e soprattutto il commercio via internet, che registra finalmente un’impennata di iscrizioni di imprese nella nostra regione (+ 21.6% rispetto a dicembre 2014) con boom a Napoli (+28.2%). Oasi felici nel generale andamento negativo per il quale Schiavo e la Confesercenti regionale chiedono a gran voce l’intervento dello Stato.