“Documentario di interesse culturale”, parola di Franceschini. Il sigillo è arrivato da poco, fresco fresco di Ministero dei BB CC, ed è servito a dare un volto totalmente diverso al documentario di Valerio Vestoso. Il lavoro del giovane regista beneventano, dal titolo “Essere Gigione”, ha come protagonista Lui, il più amato dalle piazze italiane, colui che da oltre 30 anni riesce a fare ballare e cantare donne e uomini al ritmo dei suoi successi, dance, pop e simpaticamente trash. Gigione (all’anagrafe Luigi Ciaravola), iniziò la sua lunga carriera traducendo in lingua napoletana, successi internazionale di artisti quali Madonna e Otis Redding. Il boom a livello nazionale arriva alla fine degli anni Ottanta, quando Maurizio Costanzo lo vuole come ospite in alcune puntate del Maurizio Costanzo Show. La sua carriera, però, non era iniziata puntando all’animazione di feste e sagre di paese. “Gigi One”, questo era il primo nome d’arte di Luigi Ciaravola, nome vagamente a stelle e strisce, che forse puntava alla musica d’oltreoceano. Il dirompente fascino del pop, parte – nopeo e parte – napoletano, non ha, però, retto e rompendo gli argini, ha fatto nascere un fenomeno. Ancora oggi, Gigione riempie, solo o in compagnia del figlio Donatello, intere piazze delle province italiane, da quelle calde ciociare a quelle più spocchiose del nord. Oggi il suo successo, quello di Valerio Vestoso e del suo documentario, possono però mettere il “vestito buono”. Il marchio del Ministero c’è e chissà che alla prossima festa di piazza il buon Ministro non possa fare capolino sotto al palco, ovviamente con tanto di fascia a tenere la fronte!